Senza cadere in facili qualunquismi (pratica favorita dal proliferare di pagine social che cercano a tutti costi romanticismo, anche dove non ve n’è traccia), il calcio d’Oltremanica è apprezzato soprattutto perché riesce a regalare quel tocco di genuinità ormai smarrito in questo sport. Una genuinità facilmente rinvenibile nei turni preliminari di FA Cup o, ancor più, nei turni extra preliminari dove, almeno sulla carta, anche squadre amatoriali possono sognare di raggiungere la finale di Wembley.
La genuinità non si esaurisce, però, sui terreni di gioco inglesi. Ai più (forse) sfugge come anche sui campi da calcio in Scozia questo sentimento venga preservato. E non citiamo i tornei amatoriali in Galles o in Irlanda del Nord dove, peraltro, anche nelle serie professionistiche c’è ancora molto da lavorare e la genuinità – a volte – sembra confondersi con l’approssimazione. Quando, però, persino il servizio pubblico radiotelevisivo del Regno Unito, la BBC, riserva uno spazio – con annessa intervista – a questo mondo (apparentemente) incontaminato, tutto diventa ancora più magico.
Scottish Amateur Cup: la vittoria più larga della storia del calcio scozzese
La Scottish Amateur Cup, la cui prima edizione risale al 1909, è la competizione organizzata dalla Scottish Amateur Football Association ed è riservata ai club scozzesi amatoriali. Nel primo turno, organizzato su base regionale per evidenti motivazioni logistiche, tra le altre si affrontano il St. Machar Thistle AFC e l’AC Mill In Academy. Il St. Machar è stato assemblato nel mese di agosto ed a causa di impegni familiari, lavorativi e di studio si è presentato sul terreno di gioco con solo 8 giocatori (perlopiù studenti).
Con l’attaccante-capitano, Eoin Devlin eroicamente in porta, il primo tempo si chiude 25-0. Nel secondo tempo arrivano altri 26 goal. Finale 51-0. La vittoria con il margine più ampio nella storia del calcio scozzese. Sono però le parole dell’allenatore Cameron Ashwood a far riflettere: “Qualunque altra squadra sarebbe andata via senza scendere in campo. Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo deciso di pensare solo a divertirci”. Un concetto, apparentemente semplice, che però per i piani alti del calcio sembra di difficile comprensione.
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