Si dice a torto o a ragione, che il calcio è cambiato. C’è un momento preciso, una data, in cui, almeno a Liverpool, il calcio ha voltato pagina per sempre. E’ il 30 aprile del 1994, esattamente trent’anni fa quando, a seguito alla tragedia di Hillsborough del 1989 e alla conseguente relazione di Lord Justice Taylor, venne ristrutturata The Spion Kop.
Liverpool: l’ultima gara della Spion Kop
Quel giorno i reds giocavano contro il Norwich City e a dire il vero, non onorarono a dovere l’avvenimento, pur avendo in formazione un giovane di sicuro avvenire:, lo striker Robbie Fowler, in coppia con Ian Rush. The Canaries, per la cronaca s’imposero per 1-0, ma , il risultato, mai forse come in quella occasioni fu ininfluente , utile solo per i tabellini delle statistiche. A detta di molti appassionati, quell’incontrò, segnò per sempre la storia del calcio. Un modo vivere il tifo, la passione, la vicinanza e di accostarsi all’evento sportivo veniva abbandonato per sempre.16 mila tifosi reds erano stipati fino all’inverosimile in una giornata di sole splendente su Anfield. Tutti pronti a stringersi reciprocamente e ad abbracciare la mitica tribuna per un’ultima volta.
Per i ragazzi in rosso allora allenati dal manager Roy Evans, quella stagione si concluse tutt’altro che memorabile. In Premier League, infatti, il Liverpool si classificò all’ottavo posto, venendo presto eliminato da tutte le altre competizioni. Per la sponda rossa del Merseyside quella stagione non finì certo negli annali. Tornando alla partita, prima del fischio d’inizio, il commentatore John Motsom raccontò l’evento usando l’espressione “un’atmosfera da carnevale”, mentre i tifosi scandivano il nome dei loro eroi passati e presenti inneggiando al nome di Bill Shankly. Sì, proprio lui, il manager scozzese, morto 13 anni prima nel 1981. Colui che, forse più di tutti, capì la natura speciale dei tifosi del Liverpool. “The man who made people happy”. L’uomo che, più di ogni altro, seppe fare felice il proprio popolo.
Il primo a sbucare dal sottopassaggio quel giorno fu Bill Liddell, seguito Tommy Smith e Phil Thompson. Quindi fu la volta di “King” Kenny Dalglish che si presentò sorridendo e salutando tutte le quattro porzioni dello stadio. Prima del fischio d’inizio, Gerry Madsen, storico cantante dei Peacemakers intonò il mitico “You’ll never walk alone”, offrendone un’interpretazione da brivido. Immediatamente dopo un’enorme striscione fu srotolato nel settore. Gli applausi calorosi furono rivolti verso Joe Fagan, manager vincitore della Coppa Campioni 1984, e dalla presenza delle vedove di Bill Shankly e Bob Paisley, che, curiosamente, si chiamavano entrambe Nessie. Lo striscione recitava “Lo spirito della Kop sopravvive”. Questo nonostante lo sgretolamento della struttura in mattoni. Des Lynam cronista di “Match of the day”, chiosò:”Non c’è mai stato qualcosa di simile nel mondo del calcio”.
A fine match, i tifosi, presero come ricordi quei frammenti di mattoni destinati a sgretolarsi per sempre. L’ultimo bastione del calcio fu demolito per sempre. Finiva un’epoca ma, forse quei cambiamenti erano necessari e sono arrivati al momento giusto. Non solo un modo di tifare, ma uno stile di vita, finiva per sempre.
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