Premier League, dal 2026 addio agli sponsor di scommesse sulle maglie da gara

A partire dalla stagione 2026-27, nessun club di Premier League potrà avere un'agenzia di scommesse come sponsor principale sulle proprie maglie da gara

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Quello che la Premier League introdurrà tra due stagioni sarà un cambio probabilmente epocale. Negli ultimi anni, e in particolar modo durante il periodo pandemico, l’industria delle scommesse è diventata sinonimo di ricche sponsorizzazioni in ambito sportivo. Il contesto in cui queste aziende hanno deciso di investire maggiormente è stato proprio il calcio, con i petti dei giocatori della Premier League ormai tappezzati di betting sponsors di qualunque tipo.

Questa tendenza, particolarmente sostenuta dai club e invisa ai tifosi, sta però per concludersi. I club della massima serie inglese hanno infatti stabilito che, a partire dalla stagione 2026-27, le aziende di scommesse non potranno più campeggiare sul fronte delle maglie da gara ufficiali. Attualmente, ben undici delle venti squadre di Premier League sono sponsorizzate da un’agenzia di scommesse online.

Sponsor e scommesse, una storia lunghissima

L’avvento delle sponsorizzazioni, nel mondo del calcio, è andato di pari passo con la crescita del gioco: dall’assenza assoluta degli anni Sessanta e Settanta, fino alla presenza quasi spasmodica degli ultimi tempi. Simbolica, a tal proposito, è l’evoluzione nel contesto del football inglese: quando nel 1977 il piccolo Kettering Town aggiunse il logo di una locale rivenditrice di pneumatici sulla propria maglia, ricevette una dura reprimenda dalla Football Association.

Ora, dopo anni e anni di sdoganamento della pratica, buona parte degli sponsor che si trovano sulle maglie dei club di Premier League sono di aziende che non hanno neppure la licenza per operare in terra britannica. In termini di sponsorizzazioni, infatti, la massima serie inglese ha fatto scuola tra i campionati di tutto il mondo.

Come per le grandi rivalità sportive che hanno acceso le sue stagioni, la Premier League ha vissuto vere e proprie epoche anche per quel che riguarda gli sponsor presenti sulle maglie dei suoi top club. Negli anni Novanta, ad esempio, dominavano le aziende di prodotti elettrici, mentre all’alba del nuovo Millennio erano le compagnie di telecomunicazioni a giocarsi un posto nell’olimpo del calcio (come dimenticare maglie iconiche come quella dell’Arsenal degli Invincibles, sponsorizzata da O2, o quella del Manchester United della Class of ’92, “firmata” Vodafone).

Dagli anni Dieci di questo secolo, invece, ad emergere sono state le agenzie di scommesse e di forex trading. In particolare, nonostante i diversi sentimenti contrari rispetto a questa pratica, le squadre di Premier League hanno aumentato sempre più le loro connessioni con le betting agencies. Alla base di questa scelta, spiega l’ex direttore del West Brom, Adrian Wright, c’è un’indicazione ben precisa: “le agenzie di scommesse offrono almeno il 20% in più rispetto a tutti gli altri sponsor“.

Premier League, un cambiamento epocale in vista

Come mai, dunque, la Premier League ha optato per un cambio così radicale? La motivazione, sostengono gli esperti, è più che altro di stampo etico e sociale (almeno all’apparenza, ndr). Con una buona parte della popolazione, in Inghilterra soprattutto, affetta da dipendenza dal gioco d’azzardo, i club di massima serie, quelli della EFL e della Women’s Super League hanno deciso di attuare un’importante svolta.

A partire dalla stagione 2026-27 infatti, nessun club di Premier League potrà mostrare il logo di un’agenzia di scommesse sul fronte delle proprie maglie. Tale decisione, alla quale i massimi organi del calcio inglese stavano lavorando da più di cinque anni, non prevede comunque uno stop definitivo alle betting companies.

Il nuovo regolamento sulle sponsorizzazioni, infatti, parla soltanto di “front-of-shirt sponsorships“, ovvero di tutti quei marchi che attualmente campeggiano sul petto dei calciatori. Dalla stagione 2017-18, però, la Premier League ha approvato la presenza di un secondo sponsor sulle maglie da gara, quello “sleeve sponsor” che è ormai diventato sinonimo di profitti extra per tutti e venti i club membri della massima serie inglese.

Per evitare di perdere una grandissima fetta dei propri incassi, in un periodo in cui le accortezze finanziarie sono sempre più all’ordine del giorno, le squadre di Premier League potrebbero dunque ripiegare su accordi di questo tipo. “Questo farà sì che anche il mercato degli sleeve sponsors crescerà in maniera esponenziale – dice ancora Adrian Wrightrendendo i club della massima serie ancora più competitivi dal punto di vista economico“.


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