Nassef Sawiris, proprietario dell‘Aston Villa ha affermato al Financial Times, che le restrizioni finanziarie sono prive di senso e che le norme che stabiliscono che un club non può perdere più di 105 milioni di sterline in un periodo di tre anni stanno avendo un impatto dannoso sia a livello di mercato che a livello tecnico in Premier League.
Aston Villa: le prime crepe contro un sistema più sostenibile
Nassef Sawiris ha ammesso: “Gestire una società sportiva è diventato più simile a fare il tesoriere o il contabile piuttosto che guardare a ciò di cui ha bisogno la tua squadra. Si tratta più di creare profitti su carta, non profitti reali. Diventa un gioco finanziario, non un gioco sportivo. Queste restrizioni si rivelano opache e apparentemente arbitrarie. Alcune delle regole hanno effettivamente consolidato lo status quo più che creare mobilità ascendente e fluidità nello sport. Le regole non hanno senso e non sono buone per il calcio“.
L’Aston Villa aveva proposto una mozione alla riunione del consiglio della Premier League la scorsa settimana per aumentare la soglia per le perdite consentite a 135 milioni di sterline, ma solo un altro club ha sostenuto la proposta. La Premier League per far fronte a queste prime lamentele ha creato nuovi sistemi di limiti di spesa. Giovedì scorso è stato annunciato infatti che sperimenterà due nuovi sistemi di limiti di spesa, come già preannunciato la settimana scorsa(vedi qui), a partire dalla prossima stagione.
Il primo sistema, noto come “Regole sui costi della squadra”, limiterà i club della massima serie inglese a spendere non più dell’85% delle entrate calcistiche e degli utili o perdite netti derivanti dalla vendita dei giocatori sulle spese dei giocatori. Il secondo sistema, chiamato “Top to Bottom Anchoring”, limiterà la spesa a un multiplo del premio in denaro e delle entrate dei diritti TV più bassi previsti che qualsiasi squadra dovrebbe guadagnare.
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