Dalle difficoltà che comportava, “giocare in un’umida e ventosa serata” a Stoke-on-Trent era diventato un modo di dire, tra gli appassionati di calcio inglese, per interrogarsi sulle possibilità che avrebbe avuto il grande club di turno di vincere la Premier League. Ora, di quello Stoke City che faceva tremare le grandi d’Inghilterra è rimasto ben poco.
Con un triste 19° posto nella classifica di Championship e una salvezza tutt’altro che assicurata, i Potters attuali sono i lontani parenti di quelli che, sette/otto stagioni orsono, lottavano stabilmente per l’Europa e decidevano indirettamente le sorti della massima serie inglese. Nonostante una proprietà ricchissima, lo Stoke City non riesce a riemergere dalle sabbie mobili della Championship e ora, anche tra i tifosi, comincia a serpeggiare il malcontento.
Stoke City, il crollo verticale dopo la retrocessione dalla Premier League
Quando, alla fine della stagione 2017-18, lo Stoke City retrocesse dalla Premier League alla Championship, in molti si aspettavano un rapido ritorno in Paradiso da parte della compagine di Stoke-on-Trent. I milioni garantiti dal “paracadute” della massima serie e le grandi finanze a disposizione della famiglia Coates, pensavano gli esperti, sarebbero bastati per riportare i Potters nell’olimpo del calcio inglese in breve tempo.
E invece, la storia recente ci ha raccontato di uno Stoke City ben lontano da quegli standard di eccellenza. Il club, infatti, ha concluso nella metà bassa della classifica tutti e cinque i campionati di Championship sin qui disputati dall’anno della retrocessione e in questa stagione sembra che le cose stiano andando ancora peggio. Nonostante l’avvento in panchina, lo scorso dicembre, del giovane e promettente Steven Schumacher, i Potters non sono riusciti ad invertire la rotta e ora navigano pericolosamente nelle acque vicine alla zona retrocessione.
Anche di quel catino ribollente di passione, il Bet365 Stadium, che aveva messo così in difficoltà le grandi d’Inghilterra, ora vi è rimasto poco. Dall’aprile 2022, infatti, lo Stoke City ha vinto soltanto dodici delle 43 gare casalinghe disputate in Championship: un magro bottino per chiunque, ancor di più per una squadra che deve pensare a salvarsi.
La grande contraddizione, in tutto questo, si trova direttamente nel nome dello stadio. Bet365, infatti, è una nota azienda di scommesse online di proprietà della famiglia Coates, la grande famiglia benefattrice dello Stoke City. I Coates, e in particolare il capostipite Peter, sono i proprietari del club dal lontano 1986 (con un breve intervallo tra il 1998 e il 2006, ndr) e vantano il discreto primato, secondo la Sunday Times Rich List, di essere la sedicesima famiglia più ricca d’Inghilterra. Tutta questa ricchezza, però, è ormai assente da tempo dalle parti dell’ex Britannia Stadium.
La famiglia Coates, i grandi magnati che sostengono lo Stoke City
Con le regole finanziarie imposte dalla EFL e in vigore ormai da diversi anni, i proprietari dello Stoke City possono investire solo una piccolissima percentuale dei loro capitali all’interno del club. Il crollo che ne è conseguito, è stato evidente: con spese forzatamente ridotte del 50% rispetto ai primi anni dopo la retrocessione dalla Premier League e risultati altalenanti, ora anche la ricchissima reggenza dei Coates comincia ad essere messa in discussione.
Per fare un paragone che renda abbastanza bene l’idea, lo Stoke City è la versione “di Championship” del Newcastle: entrambe dipendono da una proprietà i cui fondi sono pressoché illimitati, ma che ha le mani legate dalle regole finanziarie attualmente in vigore. E a poco conta il fatto che ora, di proprietà dello Stoke, non sia rimasto che il marchio (stadio e centro d’allenamento sono, a tutti gli effetti, beni immobili di Bet365, ndr).
Lo straripante benessere in cui naviga la proprietà dei Potters è proprio il fattore che, secondo alcuni ex dipendenti del club, sta affossando lo Stoke City. “Allo Stoke non c’è nessuna grinta, nessuna idea di accomunare le persone e dire ‘dai, proviamo fare qualcosa di positivo, proviamo ad essere una squadra e a vincere il campionato’. Nulla di tutto ciò. Il fatto che la proprietà ogni anno arrivi e risolva i problemi del club è sicuramente uno di quei fattori che ne rallentano la crescita“.
Altri, invece, sottolineano come il problema sia esclusivamente legato al campo: “tutti i manager che sono arrivati hanno portato diversi stili di gioco. Qual è lo stile con cui gioca lo Stoke? Nessuno lo sa e finché qualcuno non si deciderà a risolvere questo rebus, la condizione del club continuerà a perpetuarsi all’infinito“.
Stoke City, la cessione, per ora, non è un’opzione
Con regole economiche ancora più stringenti e una tifoseria stanca di chiudere i campionati nella metà bassa della classifica, però, le cose potrebbero cambiare anche dalle parti del Bet365 Stadium. La transizione, qui, potrebbe essere ben più lenta del solito: cambiare completamente la cultura – e i datori di lavoro – di una città che dipende interamente dall’azienda di scommesse è un’impresa ardua.
Sì, perché a differenza di tutte le altre imprese di questo tipo, quella dei Coates è una delle poche che non ha sede in un paradiso fiscale. Nati e cresciuti nella città dei vasai, i proprietari di Bet365 continuano gestire da lì le loro operazioni e, tramite il loro quartier generale, danno lavoro ad oltre 5mila stokies, e non solo ai dipendenti dello Stoke City.
Con 500milioni di sterline (annui) versati in tasse allo Stato e un grande attaccamento ai colori bianchi e rossi del club, l’attuale presidente, John Coates (figlio di Peter, ndr) si è garantito il sostegno di buona parte della tifoseria, ma ora gli insuccessi sportivi stanno cominciando a prevalere anche all’interno dell’opinione pubblica di Stoke-on-Trent.
Di cessione, per adesso, non se ne parla, ma è innegabile che la condizione in cui versa il club in questo momento non possa piacere ai supporters biancorossi. Con una classifica di Championship traballante, lo Stoke City deve cercare di darsi quella scossa necessaria per mantenere, quantomeno, la categoria. E poi chissà, si potrà anche pensare di tornare ad infastidire le grandi d’Inghilterra “nelle umide e ventose notti di Stoke”.
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