Nell’estate del 2002, Massimo Maccarone passa dall’Empoli al Middlesbrough per la cifra record (per quei tempi) di 13 milioni di euro. Il Boro mette a segno l’acquisto più costoso della sua storia. Sotto la guida di Steve McLaren la squadra del North Yorkshire aveva chiuso la stagione al 12o posto e gli obiettivi per quella successiva erano ambiziosi. Tecnico e società puntano sull’attaccante di Galliate. Big Mac (così verrà soprannominato) è il secondo italiano a vestire la maglia biancorossa dopo Fabrizio Ravanelli.
La sua esperienza inglese, per varie ragioni, non andrà come avrebbe potuto, tra infortuni ed incomprensioni. Appese le scarpe al chiodo, Massimo Maccarone ha intrapreso la carriera di allenatore. Dopo l’esperienza come collaboratore di Silvio Baldini alla Carrarese, è passato al Ghiviborgo. Da questa stagione i colori biancorossi che riportano alla memoria il Middlesborugh, sono tornati nella sua vita: è infatti allenatore del Piacenza in Serie D.
Massimo Maccarone: l’intervista all’ex attaccante del Middlesbrough
Caro Massimo come ti sei trovato nella tua esperienza inglese?
Devo dirti che mi sono trovato molto bene anche se appena arrivato non parlavo bene la lingua però eravamo un gruppo molto coeso e non è stato per nulla difficile inserirmi.
Nel calcio, allora forse meno, adesso decisamente di piu è fondamentale la comunicazione. Quali differenze hai trovato tra i due paesi nella comunicazione di settore?
Guarda cosi preciso sinceramente non mi ricordo perché avevo vent’anni meno di adesso e molta meno esperienza. Ti posso dire che in Italia specie se le cose vanno male si cerca sempre di trovare il capro espiatorio per un errore o una partita sbagliata. In Inghilterra non è mai cosi.Si analizza la partita, ovvio, ma durante le sessioni di allenamento si bada molto di più a curare l aspetto psicologico rispetto a quello tattico.
Cosa che ti ha particolarmente colpito della tua esperienza inglese al punto da applicarla nella veste di allenatore?
Una cosa che mi ha colpito, e piacevolmente sorpreso, è che spesso ci allenavamo sullo stesso terreno sul quale avremmo poi disputato la partita permettendoci in tal modo di abituarci allo stesso e, cosa che ho capito col tempo, questo ci aiutava a prevenire gli infortuni. Non ho portato nulla almeno a livello tattico (come ti dicevo prima si dava maggior risalto ad altri aspetti piuttosto che alla tattica) ma ho appreso e cerco di trasferire ai miei ragazzi i modi migliori per gestire lo stress prima, durante e dopo la partita.
Chi erano i compagni con cui hai legato di più?
Eravamo un bel gruppo, molto coeso. Ho legato parecchio con Boksic, Mendieta e Zenden ma poi ci aiutavamo tutti e avevamo voglia di imparare e di stare insieme.
Segui la Premier League?
La seguo poco in realtà. Mi piacciono Manchester City e Chelsea, però non riesci ad informarmi abbastanza. Appena posso seguo il Middlesbrough. Mi risulta difficile seguire le partite, sempre per il poco tempo a disposizione, ma cerco di tenermi sempre informato sui risultati.
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