Ciò che in termini grafici e di marketing si definisce come logo, è ciò che noi appassionati di calcio chiamiamo più semplicemente stemma. Sempre stando al mondo del design, con questo termine, la cui etimologia deriva dal greco logos, parola, si vuole indicare “l’aspetto grafico della marca o del nome dell’azienda” 1 . Il logo, dunque, è il segno distintivo attraverso cui noi riconosciamo un brand. Nel nostro caso, il mondo del calcio, il potere che viene affidato a questa rappresentazione grafica è, se possibile, ancora maggiore rispetto al puro mondo aziendale.
Ogni logo, infatti, rappresenta non solo la specifica squadra alla quale gli déi del calcio lo hanno affidato, ma l’intera storia di quello stesso club. Rapidamente, quindi, il logo diventa il simbolo di un gruppo di persone che si identifica in quei colori, quelle linee, quei disegni e quelle forme e che, altrettanto rapidamente, viene poi preso a propria immagine da intere comunità e, nei casi di maggior successo, da milioni e milioni di persone. Dentro a quel piccolo disegno si cela un mondo. In termini antropologici, potremmo dire che grazie ad un logotipo, un gruppo sociale si identifica in un “Noi” – solitamente buono, positivo – che possiede una serie di caratteristiche esattamente opposte ad un “Loro”, cattivo e negativo.
Il significato dello stemma nel mondo del calcio
Traducendo questo concetto in termini calcistici, è anche grazie ai colori dei loghi delle proprie squadre del cuore che si costruiscono le rivalità e i derby. Riuscireste, ad esempio, a pensare ad un Everton contro Liverpool dove i Toffees fossero vestiti di rosso e i Reds di blu? O ad un Rangers – Celtic, in cui ad indossare con onore il quadrifoglio d’Irlanda fossero quelli della fazione unionista e protestante? Insomma, i crests hanno grandissimi poteri: ci raccontano delle storie con radici lontane; ci spiegano come sia stato possibile che intere comunità si siano identificate proprio con quel corredo di simboli; ci ricordano costantemente che di squadre come quella che rappresentano, non ne esistono altre.
Nella mente del tifoso, il logo è anche una questione di cuore. A chi non è mai capitato, soprattutto avvicinandosi da giovane al calcio estero, di provare un certo interesse per un club in base ai colori del proprio stemma o delle proprie divise da gara? Per rimanere a Liverpool, una frase tipica di quelle parti ci rende bene questa idea. I tifosi dell’Everton, infatti, dicono che la connessione che loro hanno con il club è completamente diversa da tutti gli altri perché: “we do not choose, we are chosen”. Non sono loro che scelgono, in origine, di essere Evertonian: è l’Everton che li attira a sé, quasi fosse una calamita e loro un oggetto di metallo (decisamente vestito di blu) che non vede l’ora di attaccarsi ad essa.
Il fascino dello stemma nelle squadre di calcio
Con buona dose di approssimazione, lo stemma gioca proprio questo ruolo di piccola, grande calamita: ci attira per la sua bellezza e per il suo fascino e quando ci prende noi sappiamo già di essere suo felice prigioniero. Non lo rinnegheremo mai e vedremo, in quello, tutto ciò che di bello questo magico gioco ci può offrire. Ecco perché capire le storie che si nascondono dietro l’evoluzione degli stemmi è affascinante: ci fa scoprire anche una piccola parte di noi. Questa rubrica si propone proprio questo: viaggiare per il Regno Unito, quasi come spinta dal vento, per farsi attirare, di volta in volta, da una calamita diversa, così da poter conoscere la sua storia.
Una volta, magari, troveremo una calamita rossa con un diavolo disegnato sopra; un’altra, ne troveremo una con un’aureola; un’altra ancora, la calamita nascerà di un colore e, nel tempo, cambierà radicalmente di tonalità. Quello che di certo non ci capiterà mai di trovare, per quanto negli anni tutte abbiano subito modifiche, è una calamita che ha cambiato la sua essenza. Ma, d’altronde, questo ce lo potevamo aspettare: una parola, logos, mantiene sempre il suo significato.
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