Ben pochi sono i dubbi circa il fatto che il Manchester City sia ancora la squadra da battere. Pep Guardiola ha infatti a disposizione un parco giocatori che in termini di quantità e qualità risulta difficilmente paragonabile a quello delle altre compagini di Premier League. Se le Coppe e i campionati si giocassero su carta, il tecnico spagnolo vincerebbe a mani basse senza neanche impiegare eccessive energie fisiche e mentali. La realtà, però, è ben diversa. Ancor più poi quando ci si deve confrontare in un torneo tanto equilibrato come la Premier League.
La massima divisione inglese, infatti, ci ha abituati a non dar per scontata nessuna gara. La scorsa stagione il Brentford riuscì ad imporsi all’Etihad Stadium ribaltando ogni pronostico. Così come anche il Nottingham Forest strappò un punto insperato, aggiungendo un importante tassello al traguardo della salvezza. Se vincere in queste condizioni è complicato, tornare a vincere dopo aver trionfato in ogni competizione rappresenta una sfida nella sfida.
Manchester City e Guardiola: quali prospettive?
Dopo lo storico treble del 1999, il Manchester United diede vita ad un ciclo di successi che consacrarono Sir Alex Ferguson all’Olimpo degli allenatori. La figura del manager non si esaurisce nella tattica e nella predisposizione di una formazione da mettere in campo, ma deve necessariamente andare oltre. Ed oltre significa saper gestire mentalmente i propri giocatori, trarre da essi il massimo e, soprattutto, motivarli abituandoli ad avere sempre voglia di vincere.
Ed è proprio questa la vera sfida che attende Pep Guardiola. Lui per primo dovrà trovare dentro di sé la motivazione da trasmettere alla squadra. La risposta ad una precisa domanda sul tema, rivolta pochi minuti prima dell’inizio della gara contro l’Arsenal nell’FA Community Shield, è stata emblematica: “We’ll see”. Vedremo. La sconfitta nel primo appuntamento ufficiale potrebbe dunque avere dei risvolti imprevisti. Da un lato rinforzare la fame di vittoria degli avversari, restituendo una dimensione umana allo strapotere dei Citizens, dall’altro ampliare il senso di vuoto motivazionale degli interpreti del Manchester City, ormai sazi.
Quando si vince tutto, la nuova sfida è vincere ancora. Il treble, ormai, è storia.
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